La chiesa scomparsa di San Vito a Vicovaro

Breve storia della pieve

Le origini

La pieve di San Vito sorge sui ruderi di un’antica villa romana sulla sommità dell’omonimo colle. Si presentava in origine con copertura a volta a botte, un unico altare con l’immagine del santo titolare e pareti dipinte. Nella facciata si aprivano una porta e due piccole finestre.  La si nomina già nel codicillo del 1234 di Gian Gaetano Orsini e nei resoconti della visita del Binarini del 1574 come un edificio in rovina.

La visita del 1581

Nella successiva visita del De Grassis del 1581, nonostante si fosse decretato il restauro dell’edificio, la chiesa versava ancora in pessime condizioni. Il visitatore rende noto che nella chiesetta si sarebbe dovuto celebrare una volta all’anno, il 15 giugno, in occasione della festa di San Vito; inoltre si sarebbe dovuta tener chiusa con una porta di legno, dipingere un’immagine sacra e sistemare il pavimento.

Il XVII secolo

Con la visita del Vescovo Tosco nel 1602 sappiamo che al di sopra dell’altare vi era l’immagine della Beata Vergine coi santi Vito e Caterina di Alessandria. Il vescovo raccomanda inoltre di nuovo agli Orsini del ramo di Bracciano di riparare la chiesa e l’altare, disposizione che si attuò solo dopo 80 anni.

I secoli XVIII e XIX

Fu infatti Monsignor Alessandro Orsini del ramo di Licenza, auditore sella Sacra Rota, a far tamponare l’arcata d’ingresso dell’edificio con l’aggiunta di una porta affiancata da due piccole finestre con stipiti di tufo nero e in alto una finestra circolare. Inoltre lo stesso donò una nuova pala d’altare su tela con San Vito, mentre la precedente trovò nuova sistemazione a San Pietro. Alla sua morte la chiesa divenne pertinenza dei Bolognetti e di conseguenza dei loro cappellani.

All’inizio del Settecento il Canonico Rosati ordina un nuovo restauro del pavimento. L’ultima citazione della chiesa risale alla Visita del Pezzancheri nel 1731 e i suoi esigui resti, inglobati in una casetta rurale, furono visibili fino agli anni 80’ del ‘900.

Sebbene fosse una piccola chiesa di campagna, questo edificio sacro deve aver avuto una certa importanza per Vicovaro, visto che ha dato il nome ad uno dei “quarti” del paese che comprendeva anche il centro storico, oltre che all’omonima via.

Cosa sappiamo di questo santo molto venerato nel Medioevo e del suo culto?

Vita e culto di San Vito

Quest’ultimo è attestato fin dal V secolo ma le notizie sulla sua vita sono poche e non sempre attendibili. Si tratta di un santo ausiliatore invocato per combattere soprattutto le malattie, in quanto guaritore. Si tramanda infatti che avesse guarito dall’epilessia il figlio dell’imperatore Diocleziano, una malattia molto mal vista all’epoca perché messa in relazione col demonio. San Vito viene dunque invocato contro epilessia, isteria, letargia, idrofobia, convulsioni, ossessioni, malattie degli occhi, morsi dei cani rabbiosi e delle bestie velenose. È un aiuto anche per insonni, sordi, muti e per i malati di “Corea di Sydenham”, volgarmente conosciuta come “ballo di San Vito”, una malattia neurologica che provoca movimenti involontari degli arti simili a passi di danza.

Alcune fonti, molto più attendibili lo dicono lucano e morto in Basilicata, altre siciliano e tradizionalmente nato a Mazara del Vallo da una ricca famiglia. Divenuto orfano di madre, fu affidato alle cure della nutrice Crescenzia e del pedagogo Modesto, che lo fecero convertire alla fede cristiana. Il padre, non riuscendo a farlo abiurare, lo consegnò ai carnefici durante la persecuzione di Diocleziano. Dopo vari tentativi falliti di porre fine alla sua vita, morì appena adolescente per i supplizi subiti il 15 giugno 303.

 da Wikipedia
da Wikipedia

San Vito nella Chiesa Ortodossa

Vito è molto venerato anche dalla Chiesa ortodossa serba e bulgara. Le reliquie di San Vito si trovano a Praga, nella cattedrale a lui intitolata, anche se pure altre città in Europa rivendicano il privilegio di conservare alcune reliquie del santo, come Mazara del Vallo. È patrono di lattonieri, birrai, vignaioli, danzatori, ballerini, attori e commedianti. Protegge i cani e per questo motivo viene tradizionalmente raffigurato con accanto uno o due cagnolini; sembra, infatti, che Diocleziano, tra i numerosi supplizi, gli abbia fatto lanciare contro un cane rabbioso, che San Vito guarì.