L’Annunziata nel cosiddetto “Palazzetto del Sabellico” a Vicovaro. L’edicola all’entrata del centro storico.
Entrando nel centro storico di Vicovaro da Porta Abruzzi (Porta Capo) e proseguendo su via Marcantonio Sabellico, si fiancheggia sulla sinistra un palazzetto storico che la tradizione vuole sia appartenuto all’umanista vicovarese Marco Antonio Coccia, detto il Sabellico.
Il Palazzetto detto “del Sabellico”
Lo stabile è datato alla seconda metà del ‘500 e inglobò edifici preesistenti dopo che le mura medievali a partire dal 1556-1557 avevano perso la loro funzione difensiva. Si trattava di una residenza di un certo livello commissionata molto probabilmente dai due sacerdoti pronipoti del Sabellico, figli di Mariotto Coccia: Marco Antonio, arciprete della chiesa di San Salvatore e cappellano della Confraternita della Santa Croce, e Giovanni Ippolito, cappellano della Confraternita del Rosario.
L’edicola dell’Annunziata
A loro si deve anche la realizzazione dell’edicola che si apre sulla facciata dell’edificio, ricavata nel vano cieco di una delle finestre del paino nobile, il cui stile riporta proprio all’epoca della costruzione dell’edificio.
Vi è rappresentata l’Annunziata, ovvero la Vergine con l’Arcangelo Gabriele.

Sulla cornice dell’affresco sono presenti angeli in stucco e il tutto è coperto da un baldacchino dal quale scende un drappo frangiato, sempre in stucco. Questa struttura ricorda sia l’altare di Sant’Antonio da Padova presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie che il cenotafio di Giulia Orsini nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano a San Cosimato e la tomba del vescovo Mario Orsini a Licenza. A fianco agli angeli si ergono due rami di alloro.
Il prospetto del Palazzetto
Il prospetto dell’edificio è invece articolato in lesene in stucco con erme di mostri che delimitano pannelli con chiaroscuri a graffito rappresentanti angeli in preghiera e Serafini tetramorfi alternati a due cigni affrontati, con i colli che formano una sorta di otto e una ghirlanda di alloro.


I Serafini tetramorfi sono stati interpretati come le quattro entità mostruose di Ezechiele, ovvero delle entità con sei ali che volano attorno al trono di Dio e lo lodano. La figura del cigno è invece riconducibile nella mentalità medievale sia all’affetto coniugale più puro che al nemico del Serpente, ovvero del Male ed era infatti inserito nella lista faunistica di Cristo.
I proprietari del palazzo
Per quanto riguarda i proprietari del palazzetto non sappiamo molto. Alla fine del ‘600 una parte dell’edificio apparteneva sicuramente alla facoltosa famiglia Ascani e due stanze rientravano tra le proprietà di Gio. Francesco de Simijs, avendole portate in dote sua nuora Olimpia, come riporta il catasto del 1704. Nel Catasto Gregoriano del 1819-1822 invece questo stabile è definito “Casa della Castellana” e risulta suddiviso tra i Petrocchi, i Ventura e le sorelle Placidi. La situazione rimase invariata nei secoli successivi fino ad un ulteriore frazionamento nel momento in cui fu elevato l’ultimo piano.
Nel 2010 l’edicola è stata sottoposta a restauro dall’Impresa “Esedra Conservazione e Restauro snc” di Piera Ferrazzi e Adriano Necci, che ha previsto anche la sostituzione della copertura allora degradata con una nuova in rame.