L’eccidio di Kos: la strage dimenticata degli ufficiali italiani
Una strage dimenticata
Una pagina oscura della nostra memoria collettiva: tra l’ottobre del 1943 e la fine della guerra, l’isola greca di Kos fu teatro di un brutale massacro di ufficiali italiani da parte della Wehrmacht tedesca. Una strage rimasta troppo a lungo nel silenzio.

L’8 settembre 1943, l’Italia firma l’armistizio di Cassibile con gli Alleati. Sull’isola di Kos, nel Dodecaneso, oltre 4.000 soldati italiani della Divisione Regina, insieme a 1.500 britannici, si ritrovano in una posizione strategicamente vulnerabile. Inizialmente, riescono a disarmare le esigue forze tedesche presenti. Ma la reazione della Wehrmacht non si fa attendere.
L’attacco della Wermacht
Il 3 ottobre, con l’Operazione Eisbär, i paracadutisti tedeschi e reparti da sbarco attaccano l’isola. In soli due giorni, grazie al dominio dell’aria e all’effetto sorpresa, le forze tedesche hanno la meglio. L’isola cade il 4 ottobre. Inizia da quel momento una delle più gravi esecuzioni sommarie di ufficiali italiani durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tra il 4 e il 7 ottobre 1943, 103 ufficiali italiani – appartenenti al 10º Reggimento fanteria “Regina” – vengono fucilati nei pressi del lago salato di Tigaki. Altri riescono a fuggire o si salvano per miracolo. Il loro crimine? Aver tentato di resistere all’invasione tedesca dopo l’armistizio.
L’esecuzione
Dietro l’ordine di esecuzione c’era il generale Friedrich-Wilhelm Müller, soprannominato “il boia di Creta”, noto per la sua brutalità. Müller sarà l’unico ad essere processato e condannato, ma non per l’eccidio di Kos: nel 1947, la Grecia lo giustizia per altri crimini commessi a Creta.

Per decenni, l’eccidio di Kos rimane nel buio della memoria. Solo nel 1994, con il ritrovamento dei documenti nell’“armadio della vergogna” presso la Procura militare di Roma, si riaccende l’attenzione. Più di 2.000 fascicoli su crimini di guerra nazisti, mai perseguiti, vengono alla luce. Tra questi, anche quelli legati a Kos.
La memoria
Nel 2015, grazie all’impegno di volontari italiani e greci, nuovi resti vengono rinvenuti in fosse comuni sull’isola. Il 31 luglio 2018, per la prima volta, le vittime ricevono gli onori militari sull’isola, in una cerimonia solenne.
Oggi, l’eccidio di Kos rappresenta non solo un dovere di memoria, ma un monito contro l’oblio e l’impunità.